Pro memoria

24 febbraio 2016 Commenti disabilitati su Pro memoria

“Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra”.

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Il vero nome della rosa

20 febbraio 2016 Commenti disabilitati su Il vero nome della rosa

Quando “Il nome della rosa” di Umberto Eco vinse il Premio Strega era il 1981. Avevo 8 anni, non ricordo nemmeno il fatto. Ricordo però il battage quando uscì, nel 1986, il film tratto dal libro, con protagonista Sean Connory, allora all’apice della carriera. Si riparlò del libro, dell’autore, il film ebbe un notevole successo e, se non sbaglio, molte scuole organizzavano comitive per portare i ragazzi al cinema a vedere questa ricostruzione del Medioevo.

Ricordo che mio padre, come spesso accadeva, portò a casa un’opinione diversa da quella che sentivo intorno a me: mi parlò di una recensione che aveva letto, di come risultasse un libro dalle idee negative (sì, esistono). Mi fidai del suo giudizio, soprattutto per quella posizione che ho spesso nei confronti dell’opinione pubblica (“Lo stato moderno fabbrica le opinioni che poi raccoglie rispettosamente sotto il nome di opinione pubblica” – Nicolas Gomez Davila). Negli anni a venire mi è capitato di pensare spesso a quella recensione, pur non avendola mai letta, ogni qualvolta sentivo parlare del libro e ancor più spesso del film.

Oggi, giorno della morte di Umberto Eco, ho potuto leggere finalmente quella celeberrima recensione, uscita su Civiltà Cattolica il 19 settembre 1981, riproposta da Il Timone.

Da notare come allora non si aveva il timore di urtare personaggi noti e appoggiati dalla grancassa dei media.

Che noi sappiamo, la critica finora ha avvertito in questo libro il nominalismo, ma non che esso è esattamente nichilistico e tuttavia allegro e perché, né tantomeno ha visto che questa era la fondamentale intentio operis et operantis.

Eppure tutta l’idea era dogmaticamente scandita in latino in un esametro che fa da ultima riga nell’ultima pagina del romanzo: Stat rosa pristina nomine, nuda nomina tenemus. Non abbiamo che i nudi nomi, cioè che le nude parole, le quali non dicono nulla tranne se stesse, non significano nessuna verità. È o, meglio, era la tesi radicale dello strutturalismo francese. Un nudo nome è dunque e soprattutto quello della rosa a cui spetta il primo dei nomi, cioè Dio, che è dunque lo stesso nome del nulla. La rosa del titolo è dunque Dio e il suo senso è il nulla. Se non abbiamo con questo azzeccato il senso del titolo, abbiamo certamente, ci pare, azzeccato il senso del libro, dove nella stessa ultima pagina sopracitata, 10 righe sopra l’esametro, si era sentenziato, questa volta in tedesco: Gott ist ein lautes nichts («Dio è un puro nulla»: nel senso di caos primordiale e finale).

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Miscredenza ed eresia

5 febbraio 2016 Commenti disabilitati su Miscredenza ed eresia

«La miscredenza è un peccato commesso contro Dio stesso, secondo che Egli stesso è la Verità Prima, sulla quale la fede si fonda; mentre lo scisma si oppone all’unità della Chiesa, che è un bene minore di Dio stesso. È dunque evidente che la miscredenza è per il suo genere un peccato più grave di quello dello scisma».
San Tommaso d’Aquino (II-II, q.39, a.2c)

La vera crisi della Chiesa di oggi consiste nel sempre crescente fenomeno che coloro che non credono pienamente e non professano l’integralità della fede cattolica occupano spesso posizioni strategiche nella vita della Chiesa, come professori di teologia, educatori nei seminari, superiori religiosi, parroci ed anche vescovi e cardinali. E queste persone con la loro fede difettosa si professano sottomessi al Papa.
S. E. mons- Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana
[Fonte]

Verità e dubbio

28 aprile 2015 Commenti disabilitati su Verità e dubbio

“Il più evidente indizio che un uomo si è reso opaco, impenetrabile allo Spirito di Dio è il suo disinteresse e quasi allergia per la verità; è il fastidio delle certezze oggettive e il gusto compiaciuto per le posizioni scettiche, CONFUSE, CONTRADDITTORIE”

[Card. Giacomo Biffi, cit. da Antonio Socci]

Come vichinghi

13 aprile 2015 Commenti disabilitati su Come vichinghi

Curioso. Nell’episodio ottavo della seconda stagione della serie tv “Vikings”, al protagonista, uno jar del Nord, Ragnar Lothbrok, nasce un figlio. È un “mostro”, con gli arti inferiori deformi, che probabilmente non potrà mai camminare. Lo jar, pur commosso e triste, decide di abbandonare quel figlio che nella sua società di guerrieri non potrà mai essere accettato, né potrà diventare un combattente, né difendersi, né partecipare alla guerra, quindi – credo – neanche raggiungere il Walalla. Come a Sparta, i bambini non sani, non adatti alla guerra erano abbandonati, lasciati morire nella foresta. “Così fanno i lupi e gli orsi”, dice Ragnar.

“Ma l’uomo non è una bestia”, risponde la moglie dello jar.

Ma come, dico io. Tutti i giorni ci fanno il lavaggio del cervello per mostrare quale vita è degna di essere vissuta e quale no, poi lo stesso History Channel, non un esempio di massima imparzialità storica, per evidenziare la differenza che corre tra un popolo civile e un popolo ancora barbaro, lontano dalla civiltà, mostra cosa vuol dire prendersi cura dei propri figli più indifesi e più deboli. Davvero curioso come la verità delle cose venga fuori dove meno te l’aspetti.

March for life

27 gennaio 2015 Commenti disabilitati su March for life

Il Cardinale Sean O’Malley alla Marcia per la vita di Boston del 25 gennaio 2015.

Fonte: The Boston Pilot

Quella Fede di P.G.Frassati

21 gennaio 2015 Commenti disabilitati su Quella Fede di P.G.Frassati

“Vivere senza una Fede senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere, ma è vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivaccchiare, ma vivere perché anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordarci che siamo gli unici che possediamo la Verità, abbiamo una Fede da sostenere, una Speranza da raggiungere: la nostra Patria!”
Piergiorgio Frassati

Per tutti quelli che parlano di “etichette”, di “ideologia cattolica”, di “vessilli”: si può annoverare il beato Frassati tra coloro che fanno della propria fede un’etichetta… vessillo… ecc.? Uno dei personaggi a cui l’Azione Cattolica ha sempre fatto più riferimento? Eppure a leggere quella frase – seguendo il ragionamento di molti oggi – si direbbe di sì, si direbbe proprio un ideologo cattolico. Grazie a Dio invece rimane un esempio luminoso del cattolicesimo italiano, sorto in un tempo buio simile al nostro, dove la professione di fede era minacciata in modi altrettanto simili all’oggi. Sappiamo ora cosa direbbe oggi P.G.Frassati…

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