Scienza

18 novembre 2011 Commenti disabilitati su Scienza

Si torna a parlare di ricerca sulle staminali embrionali. E lo fa Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza in Vaticano i partecipanti al convegno internazionale sulla ricerca sulle cellule staminali adulte promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura. Nel suo intervento, Benedetto XVI non ha certo bandito la ricerca tout court, come farebbe intendere il titolo di questo articolo del Corriere (si potevano avere dubbi sulla malizia del Corriere al riguardo?). Anzi, ha elogiato “La ricerca scientifica [che] offre una opportunità unica per esplorare la meraviglia dell’universo, la complessità della natura e la bellezza peculiare dell’universo, inclusa la vita umana”. A patto però che essa non superi certi limiti, perché “Se questi limiti vengono superati, si corre il grave rischio che la dignità unica e l’inviolabilità della vita umana possano essere subordinate a considerazioni meramente utilitaristiche”.

Quindi non una posizione contro la ricerca, ma a favore di una ricerca che tenga conto della dignità umana e di un’etica propria dei ricercatori. Ancora una volta il Corriere fa un’informazione di parte, maliziosa e faziosa. Perché non solo il Papa ha questa posizione. Basti vedere l’opinione del professore Angelo Vescovi, che si professa agnostico:

«La realtà è che dietro la spinta a procedere sulle cellule staminali embrionali c’è una spinta di carattere economico. Si sono spesi 40 milioni di dollari per anni senza produrre nulla, con una sperimentazione che è  anche rischiosa  nei confronti del paziente per il modo in cui viene condotta. Ma soprattutto non si possono fare affermazioni per giustificare tali sperimentazioni dicendo che essa è l’unica possibile. La logica del Papa, e lo dice uno che è agnostico e ribadisce il suo essere agnostico, è straordinaria. La scienza che pensa di produrre la vita umana al fine stesso di distruggerla per  creare delle cellule è una scienza che si dichiara sconfitta. Una scienza che crea vita per distruggerla con lo scopo di aiutare la vita ha fallito la sua concezione: è una tecnologia applicata, ma non al servizio dell’uomo».
[Leggi tutta l’intervista]

Tutti a Messa

17 novembre 2011 Commenti disabilitati su Tutti a Messa

È curioso coma il Potere ridicolizzi il cristiano ed il Cristianesimo ad ogni piè sospinto, magari sghignazzando dell’anziana che si reca a messa tutti i giorni, oppure rimarcando l’ipocrisia dei cristiani che vanno a messa per poi essere dei grandi peccatori fuori (dimostrando di essere totalmente a digiuno di “nozioni” di Cristianesimo, perché il Salvatore è venuto per i peccatori, mica per gli illibati), e poi si premura di mostrare le grandi personalità in voga nell’atto di andare in chiesa o di uscirne a braccetto con la moglie. A pensar male, verrebbe da pensare che si voglia dare in pasto la briciolina ai famosi cagnolini, un poco di zucchero per mandar giù la medicina amara, una carezzina per calmare gli animi, o per suscitare simpatia. Ed infatti subito c’è chi si commuove.

Non è che qui mettiamo in dubbio la buona fede di chi va a messa, anzi. Solo ci dà qualche prurito questa caccia alla foto fuori dalla chiesa da parte dei giornaloni del potere. Come dire: “Ecco, non temete, vengo in pace”. Salvo poi sparare a sangue freddo.  

Benritrovati!

16 novembre 2011 Commenti disabilitati su Benritrovati!

Benritrovati ai miei 2 lettori, di cui conosco nome e cognome.

Per il momento questa è la nuova casa di Quidestveritas, nonostante abbia bisogno di qualche aggiustamento nel layout. Ma ci accontenteremo di poco.

Intanto questa nuova vita del blog nasce sotto i migliori auspici. Ogni giorno è un giorno nuovo, ed ogni giorno ci si alza per combattere la buona battaglia. Ed oggi ancor più di ieri. Siamo qui per combattere il Potere. Per mettere sull’avviso dal potere del Potere noi poveri mortali. Per rispolverare quella domanda di Verità inscritta in tutti i cuori degli uomini e fatta sopire attraverso “panem et circenses”.

Oggi un certo cattolicesimo, da qualche anno sconfitto, ha rialzato la testa, del resto il Foglio lo preannunciava. E non a caso lo fa grazie ai poteri forti che buttano le briciole ai cagnolini che abbaiano per contare qualcosa. E qualcosa mangeranno pure, finché non saranno presi a calci e messi a cuccia nel cantuccino. Intanto però “la chiesa ruiniana dei valori non negoziabili esce triturata”, sebbene Bagnasco avesse messo in guardia quei cagnolini dalle briciole. Si continua così quella lunga, inestinguibile buona battaglia. Ma noi siamo qui.

Costantino e dintorni/Fine

12 novembre 2011 § 2 commenti

«L'Europa non ha radici, né cristiane né di altro tipo, si è formata attraverso stadi imprevedibili, infatti non ha una componente originale in particolare. Non è preformata nel cristianesimo, non è lo sviluppo di un germe, piuttosto è il risultato di un'epigenesi. Lo stesso può dirsi per il cristianesimo».

Dunque Paul Veyne giunge a questa conclusione. L'Europa non ha radici. Soprattutto non ha radici cristiane. Quella che è oggi, è frutto di un processo, di evoluzioni attraverso vari stadi di sviluppo, in cui probabilmente il Cristianesimo ha giocato un ruolo, piccolo, in uno dei primi, neanche tanto importante. Già si sapeva che non si doveva uccidere. Già si sapeva che bisognava dare l'elemosina (retaggio ebraico). Quello che avrebbe potuto fare il Cristianesimo era di eliminare subito la schiavitù. Ma non l'ha fatto. Quindi, in parole povere, è stato ininfluente, se non per piccoli aspetti, come in architettura.
Ecco, nelle conclusioni Veyne dimostra che la sua premessa, quella ricordata qui, non è stata rispettata. Soprattutto non ha capito proprio "cosa si ha nel cuore e nell'animo quando si è cristiani", seppur si sia messo a suo dire d'impegno. Dice che se il Cristianesimo fosse stato incisivo, la schiavitù sarebbe stata eliminata subito. E qui dimostra di avere un pregiudizio insanabile (almeno come storico), perché auspica l'impossibile. È come se dichiarasse che oggi il Cristianesimo non è la religione più professata perché l'aborto è ancora troppo diffuso. E si lamentasse dell'influenza culturale del Cristianesimo sostenendo che chi si professa cristiano, non sempre è coerente con ciò in cui crede. Un po' poco per scrivere quella affermazione.

 

Costantino e dintorni/10
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Costantino e dintorni

Effatà

11 novembre 2011 Commenti disabilitati su Effatà

Ricordo ancora il mio primo walkman. Non era certamente un Sony, ma tutti gli apparecchi portatili lettori di musicassette erano ormai consuetidinariamente chiamati walkman. Ricordo la prima cassetta originale ascoltata, ricordo i viaggi in cui l'ho adoperato, ricordo il senso di indipendenza che mi dava. Poi con l'età della ragione è stato deposto, in qualche situazione sostituito da un lettore Mp3, tuttavia deposto in luogo pubblico, tranne che per i viaggi lunghi. Eppure sempre più si vedono persone mature che circolano con cuffiette. Legittimo, più comodo di un tempo, e soprattutto molto più trend. Tuttavia non credo che come opportunità, come "regole", ci siamo allontanati molto dall'epoca dei primi walkman. Che differenza c'è tra chi ascolta musica camminando ed un bambino che si tappa le orecchie con le mani e fa versi per non ascoltare quello che gli viene detto?
"Nessun uomo è un'isola" diceva Thomas Merton. Eppure in questo, c'è un po' una caccia ad essere "isola", privandosi di una possibile relazione con il prossimo: Io da solo nell'universo. 
Eppure qualcuno diceva ai sordi: "Effatà", apriti!.

Programma

8 novembre 2011 § 2 commenti

«Dio non può volere che si prendano le sue difese con animo amaro. Dio non ha bisogno del nostro aiuto e nemmeno della nostra volontà di essere dalla sua "parte". No. Dio non ha parte. Per questo, quando ti credi di essere dalla sua parte e ti dividi, è da Lui che ti dividi. Dio vuole da te un'assoluta dolcezza; l'irascibilità devi averla verso te solo. Pazienza, umiltà, dolcezza che escluda ogni giudizio, ogni condanna; volontà di unione, che deve superare ogni opposizione, ogni contrasto».
Don Divo Barsotti

Scelte coraggiose

7 novembre 2011 § 1 Commento

«Tu capisci che cosa comporta compiere una scelta, Greenfield? Una scelta comunica al mondo cos'è più importante per un essere umano. Quando un uomo ha una scelta da compiere, sceglie cos'è importante per lui, e quella scelta comunica al mondo qual specie d'uomo egli sia. […] Scegliere è importante. Un uomo deve esser costretto a scegliere. È solo quando siamo costretti a scegliere che sappiamo cos'è importante per noi. […] Certe volte un uomo deve venir costretto a compiere delle scelte, poiché è solo dalle sue scelte che comprendiamo qual uomo egli sia in verità".

Breve brano tratto da "La scelta di Reuven" di Chaim Potok che racchiude molto del significato del libro, come già in Danny l'Eletto. La scelta personale di ogni personaggio, resa difficile dalle storie personali, è il frutto di una lenta maturazione e di una sofferente relazione con le  proprie radici, rappresentate dai rispettivi padri e dalle loro scelte che ricadono sui figli. 

Colonna portante della trama è la drammatica salute di Michael, amico di Reuven e paziente di Daniel, affetto da una sofferenza mentale, scaturita da un "corto circuito" all'interno della relazione con i propri genitori, che potremmo definire "credenti adulti", o "atei devoti", ossia osservatori delle tradizioni religiose, ma assolutamente contrariati da chi ancora crede, ha fede in Dio e nei suoi precetti. Non si parla di cristianesimo, ma di ebraismo ortodosso (chassid), ebraismo osservante, ma con critica, laico potremmo dire, e di ebraismo "ateo", osservato solo per appartenenza familiare, ma assolutamente lontano da tutto ciò che riguarda la fede in Dio:

"Io non capisco il suo. Un Dio che si preoccupa per ogni essere umano, per ogni creatura. La ritengo un'idea cervellotica, incomprensibile di fronte a ciò che sappiamo del mondo e del male. Un concetto primitivo", dice Abraham Gordon.

Salvo riconoscere tuttavia che "c'è tanta bellezza in quel tipo di fede". […] "Solo perché non ci credi. L'assurdità è spesso ciò in cui non possiamo credere. Ma un tempo tu credevi nella letteratura, Ruth. Scoprivi il bello nella letteratura. Lo dicesti tu stessa. Credevi nella qualità estetica della letteratura francese e l'amavi".

Michael è il figlio di Gordon, che nonostante si sia distaccato dalla fede, fa frequentare il figlio in una scuola ortodossa, provocandone, appunto, un "corto circuito" mentale. Un amore-odio verso il padre e verso la religione, verso la madre, ancor più radicale del padre, e verso i professori ortodossi, considerati veri nemici.

Intorno alla figura di Michael, ruotano i due protagonisti, Reuven, un ebreo osservante, ma di tipo "laico", e Danny,  il figlio del rabbino chassid, l'ex eletto, che ha fatto la scelta di lasciare la tradizione familiare a favore della psichiatria, materia "impura", senza tradire però la sua fede, che rimane assolutamente sincera.

Tutti i "figli" devono prendere dunque le proprie strade, potando ciò che non serve loro per dare più frutto, scegliere il percorso per la propria vita, combattendo con le figure ingombranti dei padri e delle loro fedi:

"Ero diventato un anello della catena della tradizione, ero un custode della Sacra Promessa né più né meno di Rav Kalman e dei chassidim, e d'ora in poi la lotta sarebbe stata di una specie diversa. Avevo conquistato il diritto di prendere le mosse da me solo. E riflettei che potevo tentar di ricavare qualche insegnamento dal modo in cui Rav Kalman e i chassidim ce l'avevano fatta a sopravvivere e a ricostruire il loro mondo. Che cosa aveva dato loro la forza di plasmare fumo e ceneri in un mondo nuovo? Quella forza poteva essermi parzialmente utile ai fini che mi proponevo di attuare con la mia vita".

Bisogna imparare dunque a saper lottare per le proprie idee dopo aver fatto chiarezza sulle idee che si vogliono avere. La sintesi, la scelta più coraggiosa, è forse quella di Rachel. La figlia dell'ateo Gordon che sposa Danny:

"Una mattina tardi trovai Rachel sul pontile che prendeva il sole leggendo, e quando le domandai cosa leggeva di bello mi porse il libro e vidi che era un trattato chassidico sul concetto della santità della famiglia".

Il libro di Potok, come gli altri, è infine un trattato sull'educazione. Sull'educazione di un popolo verso i propri figli. Sull'educazione dei padri verso i propri figli. Sull'educazione degli insegnanti verso i propri allievi.
"Che rischio corriamo nell'allevare i figli, che rischio terribile".

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